Ormai è noto praticamente a tutti , esperti e non, che è in atto un progressivo invecchiamento della popolazione.
Si stima che entro il 2050 la proporzione di anziani tenderà a raddoppiare, passando dall’11% al 22% della popolazione totale.
Fermiamoci un attimo alla situazione del Belpaese.
Negli ultimi 50 anni, l’invecchiamento della popolazione italiana è stato uno dei più rapidi tra i Paesi maggiormente sviluppati e si stima che nel 2050, la quota di ultra65enni ammonterà al 35,9% della popolazione totale, con un’attesa di vita media pari a 82,5 anni (79,5 per gli uomini e 85,6 per le donne)
Il maggiore benessere unito ai progressi della medicina ha permesso da un lato un allungamento delle aspettative di vita e ,dall’altro, ha risolto una gran parte delle malattie infettive e carenziali: ha lasciato però spazio a patologie cronico degenerative, che sono in aumento.
Ossia diventando vecchi, a meno che non capiti un evento naturale come la morte improvvisa o un incidente che ci porti alla vita ultraterrena, diventeremo dei malati cronici non autosufficienti.
E’ stato rilevato che nei paesi più ricchi, il maggior carico di malattia per gli anziani è attribuibile alle patologie cardio e cerebrovascolari e ai disturbi neuropsichiatrici, tra cui la depressione, la malattia di Alzheimer e le altre forme di demenza.
Da questo quadro capiamo tutti immediatamente che dal momento che la maggior parte di noi diventerà vecchia e non autosufficiente, sarà necessario un intervento urgente di politica sanitaria che investa anche nell’assistenza e nel benessere degli anziani, cercando di evitare l’ospedalizzazione e prediligendo interventi sul territorio, mirati alla prevenzione, alla riabilitazione, alle facilitazioni ambientali, al sostegno economico, sociale e motivazionale dell’anziano e della sua famiglia, nel contesto di vita.
A questo proposito non esiste ad oggi alcun atto concreto né da parte dello Stato né da parte del datore di lavoro.
Non ci sono al momento piani di welfare strutturati o particolari pensioni integrative, mirati a garantirci una decente assistenza per quando saremo anziani non più autosufficienti.
Ad oggi una potenziale soluzione a questo problema è rappresentata da quelle che vengono definite le polizze long term (LTC) che generalmente vengono sottoscritte attorno ai 55 anni, quando ci si inizia a porre il problema della vecchiaia: sono però prodotti molto costosi e quindi non alla portata di tutti.
E’indubbio tuttavia che è un diritto per ciascun invalido e bisognoso di cure perché non più autosufficiente, ricevere l’assistenza più adeguata, indipendentemente dal proprio reddito.
Dobbiamo inoltre pensare che il problema della non autosufficienza non necessariamente riguarda solo la popolazione di età avanzata: un incidente o una malattia debilitante improvvisi possono sempre colpire anche chi è più giovane, costringendolo all’invalidità.
Sia da anziani che non , oltre al disagio sociale ed emotivo, il peso economico generato dall’impossibilità di riuscire a badare a sè stessi, grava interamente sulle spalle della famiglia.
Recenti studi hanno infatti evidenziati come ad oggi oltre 700.000 persone sono in una condizione di non autosufficienza ben sotto i 65 anni di età.
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