Risale al 2014, il Decreto Legislativo n. 19, che ha recepito una direttiva europea volta a limitare il più possibile incidenti da taglio che si verificano negli ospedali e nelle strutture sanitarie, soprattutto tra il personale che quotidianamente vi lavora.
Con questo decreto, il datore di lavoro di ambito sanitario è obbligato ad adottare procedure molto rigorose per tutelare il personale che lavora all’interno delle sue strutture, a prescindere dal tipo di contratto stipulato: è questo un decreto pensato non solo per i medici o gli operatori sanitari in generale, ma anche per studenti che negli ospedali o nelle strutture di cura siano tenuti a svolgere tirocini o attività di formazione/specializzazione.
Valutato il rischio, il datore di lavoro deve adoperarsi nella sua organizzazione per ridurre al massimo le situazioni che possono portare a rischi da taglio per il suo personale e alle conseguenti infezioni; se tuttavia questo accade, è obbligato immediatamente a predisporre tutte le cure e gli accertamenti diagnostici necessari.
Il datore di lavoro e i suoi dirigenti che non rispettano questo decreto, sono soggetti non solo ad ammende di natura pecuniaria ma anche di carattere penale.
Il problema delle ferite da taglio e delle conseguenti infezioni che si contraggono, hanno da sempre rappresentato un grosso problema per chi opera nel mondo sanitario, a tutti i livelli.
Anche se non esistono dati ufficiali nazionali sul fenomeno, in quanto meno della metà di questi eventi vengono denunciati, alcuni studi condotti nel corso degli anni da prestigiosi istituti di cura, come lo Spallanzani, hanno permesso di individuare le cause più frequenti di questo tipo di incidenti.
Il 75% dei casi sono dovuti a punture con aghi o altri strumenti taglienti infetti e, solo il restante 25%, è causato dal contatto accidentale di materiale biologico infetto con la cute non integra del professionista/operatore sanitario.
Le procedure in assoluto ritenute più pericolose per questo tipo di rischio, sono i prelievi di sangue, i posizionamenti di cateteri periferici intra-venosi, le somministrazioni di farmaci per via endovenosa, parenterale e sottocutanea.
Molto frequenti sono anche gli infortuni che avvengono durante gli interventi chirurgici.
Tra le categorie professionali che sono maggiormente a rischio tra gli operatori sanitari, spiccano gli infermieri.
Dal contatto accidentale con sangue infetto i virus che possono essere contratti sono diversi: HIV, virus dell’epatite B (HBV, l’unico per il quale esiste il vaccino) e C (HCV). Accanto alle misure di prevenzione che la struttura di cura è oggi obbligata ad adottare per limitare il fenomeno, il singolo professionista può tutelarsi anche con un’apposita assicurazione che eroga uno specifico indennizzo nel caso sfortunato si contragga accidentalmente un’infezione da HIV, epatite B e C durante lo svolgimento della propria attività lavorativa sanitaria.